Stefano Bertolini da Pontremoli e il suo sepolcro nell’andito del chiostro Grande

Nell’andito del chiostro Grande della SS. Annunziata, sono raffigurati nei bei sepolcri in marmo, con busto, cornice e iscrizione, alcuni alti funzionari del governo lorenese del settecento.
Allora furono uomini di legge dalla mente “moderna”, cioè illuminista e rivolta alle ‘necessarie’ riforme contro l’oscurantismo del passato – si diceva così.
Formatisi per lo più all’Università di Pisa, parteciparono ai vivaci circoli intellettuali della Firenze della seconda metà del secolo, assieme anche agli Adami, legati al santuario: il padre Raimondo Francesco dei Servi di Maria (1711-1792), priore del convento (1761-1764) e generale dell’Ordine (1768-1774), e i suoi fratelli senatori Anton Filippo († 1768) e Alessandro († 1799).
Uno dei funzionari sepolti nell’andito del chiostro fu il già ricordato Gian Francesco Pagnini, volterrano e segretario delle Riformagioni, deceduto nel 1789 (v. Un sepolcro nell’andito del chiostro Grande: Gian Francesco Pagnini di Innocenzo Spinazzi, aprile 2023). Un altro, di cui scrivere, invece fu Stefano Bertolini, cavaliere di Santo Stefano, responsabile anch’egli di importanti cariche pubbliche. Nel busto ha l’atteggiamento fiero, lo sguardo rivolto altrove e i capelli lunghi a boccoli, forse un po’ demodé.
Nacque il 13 giugno 1711 a Pontremoli da Giulio Cesare e da Anna Maria Canossa, secondo di 15 figli, e si laureò a Pisa nel 1734. Entrato nei ranghi dello stato, fu auditore della camera granducale dal 1740, auditore dell’Ordine di Santo Stefano e dello Studio pisano dal 1756 e auditore generale dello Stato di Siena dal 1760. Divenne titolare della commenda paterna di Santo Stefano nel 1767, dopo la morte del fratello maggiore e l’anno dopo, sposò la senese Girolama Ugurgieri che gli dette due figli maschi – Giulio Cesare e Azzolino – e “varie femmine” (Pelli, Efemeridi). Fu poi Presidente di Consulta di Grazia e Giustizia dal 1773, Segretario del Regio Diritto (gli affari ecclesiastici) dal 1778 e Consigliere di Stato nel gennaio 1782. Morì il 21 dello stesso mese e anno.
Letterato, scrisse Analyse raisonèe de l'Esprit des loix del Montesquieu nel 1754, Massime, Esempi e Trattati di Tucidide nel 1756 e La mente di un uomo di Stato nel 1771.
Su di lui si leggono qualche lode e delle critiche. Il granduca Pietro Leopoldo nelle Relazioni lo disse “uomo di talento e capacità, ma violento, molto piccoso, piccolo di mente, pettegolo, falso e dubbio, tratta male la gente e disgusta tutti”, e Giuseppe Pelli nelle Efemeridi: “nelle cose pubbliche ... una certa minuta secchezza ... anima piccina”. Ma, pur non volendo giudicare in questo senso i fatti del passato, di certo dovette essere difficile per lui (e altri) lavorare e ottenere grandi riconoscimenti nella corte e nel governo di un sovrano assoluto giansenista dallo mentalità da stato etico, come si direbbe oggi.

Qualche curiosità riguardo alla famiglia Bertolini. Il padre di Stefano, Giulio Cesare, titolare della commenda, fu uno dei fondatori del Teatro della Rosa di Pontremoli.
Francesco Saverio, uno dei suoi figli, fratello di Stefano, fu Servo di Maria. Nato circa nel 1713, e maestro in sacra Teologia, dimorò di famiglia nel convento di Sant’Antonio di Pisa almeno dal 1749 fino alla morte, avvenuta il 18 ottobre 1790.
Il figlio maggiore di Stefano, battezzato come il nonno Giulio Cesare (1791 -1832) è ricordato a Firenze come acquirente della villa I Morulli sulla via di Careggi e con il fratello Azzolino come fondatore dal 1821 di una società di filatura e tessitura di panni lini, iniziativa in verità poco frequente tra gli aristocratici.

Nel sepolcro di Stefano Bertolini nell’andito del chiostro Grande, l’iscrizione recita:
[...] Stephano equitis Iulii Caesaris filio Bertolinio / i. c. pontremulensi equiti Sancti Stephani p. et m. / qui ab imperatore d. Caesare Francisco / iii vir litibus de re vectigali iudicanda mox eius auditor creatus / in iis quae ad ordinem stephanianum et academiam pisanam et florentinam spectant deinde legatus fuit auditor ad universitatem senensis ditionis regend(a) / Petrus Leopoldus d. n. ipsum revocatum Florentiam / regii gratiae et iustitiae consilii praesidem constituit / postea iurisdictioni principis tuendae praefecit / legit que senatorem / tot. perfunctus honoribus religione iustitia virtute omni / et multiplici doctrina praestantissimus / ad summam consiliarii stati dignitatem evectus est / vix annos lxxii mensis vii dies viii obiit xii kalendis februarii a. s. mdcclxxxii / Hieronyma Ugurgiera senensis nobilissima foemina / Iulius Caesar et Azzolinus com. Philippus et Marcus Bertolinii / coniugi patri fratri / contra vota cum lacrymis tit. p. p. (alcune abbreviazioni sono state sciolte).

Questa la traduzione:
Al cavaliere Stefano figlio di Giulio Cesare dei Bertolini giureconsulto da Pontremoli cavaliere di Santo Stefano papa e martire che dall'imperatore cesare Francesco III subito fu creato auditore per giudicare le cause legali in materia di entrate per questioni relative all'ordine stefaniano e alle accademie pisana e fiorentina, che poi fu inviato come auditore a reggere l'università di Siena e che Pietro Leopoldo, nostro signore, richiamò Firenze e lo costituì governatore del regio consiglio di grazia e giustizia e dopo gli dette l'incarico di tutelare la giurisdizione del principe e lo elesse senatore; tanto pieno di onori, di religione, di giustizia, di virtù, ed eccellentissimo in ciascuna e molte dottrine fu elevato alla più alta carica di consigliere; visse anni 62 mesi 7 giorni 8 morì, il 21 gennaio dell'anno della salvezza 1782; Girolama Ugurgieri senese nobilissima donna, i conti Giulio Cesare e Azzolino, Filippo e Marco Bertolini, al coniuge, al padre e al fratello nelle preghiere con le lacrime posero.

Non ho trovato chi sia lo scultore del sepolcro mentre posso pensare che l’epigrafista, come nel caso del Pagnini, sia stato il padre Raimondo Adami.

Paola Ircani Menichini, 6 ottobre 2023.
Tutti i diritti riservati.




L'articolo
in «pdf»